Il Native Advertising, nel 2016 è stato sulla bocca di tutti quelli che si occupano di digital marketing: solo su Google digitando le parole “Native Adverising” si trovano 42.900.000 risultati.
Per farvi meglio comprendere l’importanza di questo nuovo media invece di partire dalla sua definizione preferisco citarvi poche righe prese dallo studio “Native Advertising in Europe to 2020” di Yahooed Enders Analysis “Between 2015 and 2020, we expect native advertising spend across Western Europe to grow by 156% to €13 billion, representing 52% of internet display and three quarters of net growth in internet display”.
Definizione di Native Advertising
Ma esattamente cos’è il Native Advertising e come mai in pochi anni ha raggiunto una così grande diffusione ma soprattutto perché ne viene stimata una crescita a 3 cifre.
“il Native advertising è una forma di advertising online che assume l’aspetto dei contenuti del sito sul quale è ospitata, cercando di generare interesse negli utenti. L’obiettivo è riprodurre l’esperienza utente del contesto in cui è posizionata, sia nell’aspetto che nel contenuto” fonte Wikipedia.
In sostanza è una forma pubblicitaria che tende a non interrompere la fruizione dei contenuti da parte dell’utente ma che cerca di integrarsi con essi sia a livello d’impatto visivo sia tramite gli argomenti trattati.
Non più l’utilizzo di Banner, Pop Up o Overlayer, ma annunci inseriti direttamente nello stream editoriale, contestualizzati secondo il contenuto dell’articolo ma in ogni caso individuabili come contenuti pubblicitari.
Si potrebbe riassumere che il Native Advertising si basa su:
- L’integrazione: la pubblicità nativa deve essere inserita all’interno dei contenuti in un formato simile ad essi
- La contestualizzazione: quanto pubblicizzato deve essere rilevante per il contenuto dell’articolo
- La trasparenza: la pubblicità nativa deve essere individuabile come tale
Il “banner blindness”
Ma perché Il Native Advertising ha assunto una tale importanza? In un articolo su Memeburn vengono presi in esame il comportamento degli utenti rispetto alla pubblicità classica.
“Le statistiche dicono che quasi il 99,8% della pubblicità fatta con i banner è ignorata… e che il 50% dei click fatti sui banner sono fatti per errore. Gli annunci nativi invece sono visti il 52% in più rispetto alla pubblicità tradizionale.
Questo fenomeno viene chiamato comunemente “banner blindness”: l’identificazione da parte degli utenti degli spazi pubblicitari contenuti nelle pagine web che porta di conseguenza la loro inefficacia.
Invece il successo degli annunci nativi è spiegato con il fatto che se un utente legge il contenuto di una pagina web significa che è interessanto all’argomento trattato, quindi di conseguenza allo stesso modo lo sarà anche verso la pubblicità, se questa è contestualizzata e parte integrante dell’articolo.
Alla luce di questi dati diventa quasi naturale investire in questo nuovo media.
L’avvento delle nuove tecnologie ma soprattutto del “Mobile” ha rafforzato ancora di più la crescita del Native Advertising; se la pubblicità classica aveva problemi di visualizzazione sugli schermi piccoli di uno smarthphone, le Ads all’interno del contenuto non soffrono di questa problematica.
I Social Network sono i mezzi ideali per l’inserimento della pubblicità nativa, siamo ormai abituati a vedere i post sponsorizzati di Facebook sulla nostra Home, i Tweet sponsorizzati o i True View di Youtube.
Solo a titolo d’esempio di una campagna di successo vi segnalo la pubblicità di Microsoft inserita nel video “Child of the 90s | Internet Explorer” che sicuramente vi può dare un esempio di come sia stata sfruttata la nostalgia degli adulti di oggi per i prodotti degli anni 80, inserendo tra i vari prodotti anche “internet Explorer”.
Perché uno deve esserci
Se come abbiamo visto le campagne native assicurano migliori risultati rispetto alla pubblicità classica, sempre riprendendo lo studio “Native Advertising in Europe to 2020” possiamo indicare che nei prossimi anni ci sarà una forte crescita del Native Advertsing portando gli investimenti da 5.2 miliardi di euro nel 2015 a 13.2 miliardi di euro entro il 2020, rappresentando così il 52% della spesa totale in display advertising.
Ma soprattutto gli investimenti per le campagne:
- Native su piattaforme mobile raggiungeranno gli 8,8 miliardi di euro nel 2020
- Native sui social network arriveranno a toccare quota 6.3 miliardi di euro nel 2020
- Native video in-stream rappresenteranno una spesa di 5.1 miliardi di euro nel 2020
Numeri che fanno capire come questo nuovo media acquisterà sempre più importanza e rilevanza nei media mix di una campagna pubblicitaria.
Alla luce di questi numeri diventa difficile, come agenzia, non proporre questo canale per le campagne pubblicitarie e come cliente non richiederne l’utilizzo.
Se vuoi approfondire e avere maggiori informazioni su come essere presente in questo nuovo media contattaci.
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